Nel 21° secolo la concorrenza sfrenata richiede alle organizzazioni di rinnovare costantemente la loro offerta e le loro competenze al fine di rimanere competitive all’interno del mercato. In questo complesso scenario, l’Open Innovation (OI) si configura come uno strumento chiave per favorire l’agilità aziendale, permettendo così la differenziazione rispetto ai competitor.
Sempre di più le aziende si stanno allontanando dal modello tradizionale di R&S basato sull’accesso verticale alle risorse e conoscenze entro le mura organizzative, a favore dell’approccio partecipativo all’innovazione proposto dall’OI, che riconosce il valore della collaborazione esterna.
Al fine di indagare come i leader aziendali e le loro organizzazioni attuano l’OI, il The Economist – supportato da SUSE – ha condotto un’interessante ricerca che ha previsto, oltre a una revisione della letteratura di riferimento e una serie di interviste con esperti, anche la somministrazione di un sondaggio su 500 dirigenti in 5 settori di mercato nei seguenti Paesi: Stati Uniti, Regno Unito e Germania. Dallo studio è emerso come il 95% delle aziende investigate praticano l’Open Innovation. Più specificamente il 54% delle organizzazioni sottoposte al sondaggio mettono in pratica tale approccio sulla totalità o la maggior parte dei progetti, e ben il 41% delle organizzazioni rimanenti praticano l’OI su progetti selezionati.
In virtù di questi dati, è di particolare interesse l’articolo del Dott. Alberto Onetti – professore di Entrepreneurship & Innovation Management presso l’Università degli Studi dell’Insubria di Varese – pubblicato sull’Economy up, testata di riferimento in Italia per tematiche relative al mondo delle Startup, dell’Economia digitale e dell’Innovazione. Nel suo contributo per la rivista, Onetti offre una duplice risposta alla domanda per cui ci si chiede se sia ancora possibile operare una distinzione tra innovazione e Open Innovation. Asserisce che tale differenziazione non è più di rilievo da un punto di vista operativo, come emerge da un numero crescente di figure professionali e modalità di lavoro che segnalano un ripensamento di come l’innovazione debba avvenire, a tutto vantaggio di un’OI che sta diventando progressivamente onnipresente. Viene, invece, mantenuta tale distinzione sul piano culturale, poiché se si considerano le PMI vi è ancora molta confusione tra i top manager che le guidano su cosa siano Open Innovation e startup, impedendogli così di adottare tale pratica che si è rivelata essere correlata positivamente con le performance aziendali.
Innogrow si inserisce in questo quadro complessivo riconoscendo la preziosità della condivisione di conoscenze, capacità, talenti e idee per poter tenere il passo con il cambiamento tecnologico. In qualità di Open Innovation Enabler, infatti, coinvolge le startup nelle strategie di innovazione e R&S di medie e grandi aziende al fine di ottenere tutte le potenziali sinergie che ne derivano.